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Rutilio Manetti
(Siena, 1571­/1639)

La Beata Vergine della Ghiara e san Francesco di Paola
Olio su tela, cm 36,5 x 32

La tela, conservata in un’antica cornice laccata, è stata acquistata dalla Fondazione MPS nel 2006; proviene da una collezione privata. Si tratta di un tipico esempio di dipinto destinato alla devozione privata, per il quale e la richiesta del committente e l’apporto del pittore avranno contribuito a stabilire l’iconografia, in misura che è oggi difficile valutare nei minimi particolari. Imme­diatamente balza agli occhi la soluzione formale della Madonna seduta e a mani giunte di fronte al Bambino, che deriva strettamente da un’invenzione di Lelio Orsi (Novellara, 1508/1511­1587), nota da un disegno del 1569, oggi conservato nel Museo della Beata Vergine della Ghiara a Reggio Emilia. Nel 1573 questo disegno servì al pittore Giovanni de’ Bianchi detto Bertone per riprodurre quell’immagine sacra ad affresco in un tabernacolo viario su un muro del convento dei serviti nei pressi di Reggio Emilia. Tale raffigurazione acquisì ben presto grande fortuna in ambito religioso, a seguito del miracolo avvenuto a un giovane sordomuto che nel 1596, pregando davanti a quell’affresco, ottenne la parola. Grazie a questo fatto l’immagine di quella Madonna, che nel culto locale prenderà il nome di Beata Vergine della Ghiara, fu subito diffusa tra­mite derivazioni pittoriche e stampe.  L’opera è attribuita da Alessandro Bagnoli alla mano di Rutilio Manetti intorno al 1610 quando è ancora molto influenzato dalla maniera di Francesco Vanni soprattutto nella scelta di una gamma di colori freddi aciduli e intensi.