Francesco Vanni (1564-1610)
Compianto sul Cristo deposto, 1595-1600 circa
olio su tela, cm. 65×54
Acquistato da una collezione privata nel 2005 il dipinto ha una provenienza ignota e sembra eseguito, date le ridotte dimensioni, per una committenza privata, forse per l’altare di una cappella familiare. La scena, tratta dai Vangeli, ritrae il momento successivo alla discesa di Cristo dalla croce, quando Giuseppe d’Arimatea, tolti i chiodi e la corona di spine e avvolto Gesù in un lenzuolo, lo porta davanti al sepolcro lasciandolo in compagnia di Maria e Maddalena. Cristo appare dolcemente appoggiato sulle ginocchia della madre sostenuto dall’altra donna che lo abbraccia, carezzandogli i capelli. La Vergine con gli occhi socchiusi è assorta nella preghiera, mentre la giovane santa guarda smarrita verso l’osservatore, con gli occhi velati di lacrime, come a cercare commiserazione Le proporzioni di Cristo appaiono fin troppo misurate per un uomo più che trentenne; egli è accostato delicatamente alla madre come per rivivere l’amore filiale di bimbo. La scena è resa ancora più drammatica dal cielo plumbeo all’imbrunire, appena rischiarato da poche pennellate dorate, mentre le vesti sono dipinte con colori primari, ben definiti, che si sfaldano nelle sfaccettature delle pieghe. Il dipinto svela la mano matura di Francesco Vanni: uno dei protagonisti della scena artistica senese tra gli ultimi decenni del Cinquecento e gli inizi del Seicento. Questa scena popolata di pochi personaggi e così consona, nella sua intimità, allo spirito controriformato è ormai lontana da composizioni drammatiche e di grande forza, come il bellissimo Cristo sulla strada del calvario della chiesa senese dei Santi Quirico e Giulitta (1593-95): un dipinto nel quale i corpi statuari e imponenti dei protagonisti sono costruiti attraverso una fredda gamma cromatica. Nel nostro Compianto, i leziosi tratti somatici delle bocche carnose e socchiuse, della pelle diafana color avorio e degli occhi scuri, ma brillanti, rimanda invece alla sensibilità della pittura bolognese, testimoniando come Francesco Vanni, negli anni, avesse saputo evolversi dal raffinato eclettismo tardo manierista delle opere giovanili, verso uno stile più definito e aggiornato sugli esiti della pittura protoseicentesca.