Marco Pino (Siena, 1521 – Napoli, 1583)
Scena antica (Selene ed Endimione?)
Olio su tavola, cm 80 x 140
Il dipinto di Marco Pino, acquistato dalla Fondazione Mps nel 2004 sul mercato antiquario, rappresenta un soggetto non immediatamente riconoscibile. Una certa ambiguità di fondo permane anche se l’ipotesi più attendibile sembra quella di individuare nella tavola un’immagine del mito di Endimione. Si tratta di un tema non estraneo alla cultura senese, anzi in considerazione della frequenza non altissima dei soggetti mitologici, si possono indicare occorrenze significative a partire dal riquadro nel soffitto della Libreria Piccolomini e dalle raffigurazioni di Giorgio di Giovanni nella collezione Chigi Saracini e nella Loggia della villa di Belcaro. Anche Baldassarre Peruzzi alla Farnesina, nella Sala delle Prospettive, avrebbe rappresentato lo stesso soggetto secondo una tradizione che risale al Förster. Le due figure principali sulla sinistra, immerse nell’atmosfera notturna illuminata dalla luna, potrebbero, a prima vista, ricordare l’episodio virgiliano di Eurialo e Niso con lo sfondo dell’accampamento sul lato opposto .A un’analisi più attenta, il personaggio recline non reca ferite e sembra immerso in un sonno profondo. Quanto all’altra figura sovrastante, al di là di alcuni elementi mascolini, sembra direttamente da collegare al carro della Luna e, sulla scorta dei vari elementi (acconciatura, gesto della mano, ecc.), si può scorgere in essa una figurazione di Selene (ovvero la Luna stessa). Si impone uno studio delle fonti letterarie e della tradizione iconografica che permetta di acquisire alcuni motivi sufficientemente fondati per sostenere l’identificazione del soggetto. Endimione, mitico pastore collegato alla fondazione dell’Elide e, secondo altri testimoni, alla regione della Caria, è dotato di una bellezza straordinaria. Di lui si innamora perdutamente Selene, secondo una tradizione ampiamente attestata nella letteratura antica e che sembra risalire per la prima volta a Saffo. Secondo alcune fonti, Zeus, il padre effettivo di Endimione, gli concede quello che egli desidera: dormire in eterno senza invecchiare né morire. Selene, ardendo d’amore, scende dal suo carro e si reca a trovare Endimione immerso nel sonno eterno e questo aspetto della leggenda diviene caratteristico delle rappresentazioni nell’arte antica. In questa sua passione insaziata, la Luna viene messa a confronto dai poeti con la figura di Medea che nella notte lascia la casa e si dirige all’accampamento dove si trova Giasone.